Buon Natale dagli alunni della Scuola Primaria di Fiuggi

 

Il nostro biglietto d'auguri.

 

 

 

Nell'autunno del 1223 Francesco si trovava a Roma in attesa dell'approvazione della Regola definitiva scritta per i suoi frati e presentata al Pontefice Onorio III°.
Il 29 Novembre di detto anno ebbe la gioia di avere tra le mani la regola munita di bolla pontificia.
Siamo ormai alle porte dell'inverno e un pensiero assillante dominava la mente di Francesco: l' avvicinarsi della ricorrenza della nascita del Redentore.
Il poverello di Cristo, nella sua innata semplicità si fece audace, e durante l'udienza pontificia, concessagli per lo scopo suddetto, umilmente chiese al Papa la licenza di poter rappresentare la natività.
Infatti, dopo il viaggio in Palestina, Francesco, rimasto molto impressionato da quella visita, aveva conservato una speciale predilezione per il Natale e questo luogo di Greccio, come dichiarò lui stesso, gli ricordava emotivamente Betlemme.

 

Tormentato dal vivo desiderio di dover celebrare quell’anno, nel miglior modo possibile, la nascita del Redentore, giunto a Fonte Colombo, mandò subito a chiamare Giovanni Velita, signore di Greccio, e così disse: "Voglio celebrare teco la notte di Natale. Scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia ed ivi condurrai un bove ed un asinello, e cercherai di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante."

 

 

 

Il cavaliere Velita aveva quindici giorni per preparare quanto Francesco desiderava e tutto ordinò con la massima cura ed " il giorno della letizia si avvicinò e giunse il tempo dell'esultanza!".

 

 

 

 

 

 

 

 

Da più parti, Francesco aveva convocato i frati e tutti gli abitanti di Greccio. Dai luoghi più vicini e lontani mossero verso il bosco con torce e ceri luminosi. Giunse infine il Santo di Dio, vide tutto preparato e ne gode.

 

 

 

Con somma pietà e grande devozione l'uomo di Dio se ne stava davanti al presepio, con gli occhi in lacrime e il cuore inondato di gioia.
Narra Tommaso da Celano: "fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme. Con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola e a guisa di pecora che bela dicendo Betlemme, riempiva la bocca con la voce o meglio con la dolcezza della commozione".
E narrasi ancora come vedesse realmente il bambino sulla mangiatoia, scuotersi come da un sonno tanto dolce e venirgli ad accarezzare il volto.
Un cavaliere di grande virtù e degno di Fede, il signore " Giovanni da Greccio" asserì di aver visto quella notte un bellissimo bambinello dormire in quel presepio ed il Santo Padre Francesco stringerlo al petto con tutte e due le braccia.