Il tamburino magico

di Gianni Rodari  

Un sentiero nel bosco.

Un tamburino cammina.

Una voce introduce la sua storia.

 

Voce - C'era una volta un tamburino che tornava dalla guerra... Povero, piccolo tamburino, tutto solo sulla terra: non ha nessuno che lo conforta, la casa è vuota, è chiusa la porta... Il tamburino cammina, cammina e un giorno incontra una vecchina.

 

Vecchina - Buon giorno, buon viaggio, bel tamburino. Ho tanta fame, dammi un soldino! Un soldo solo, brutto, di rame... Ho tanta fame...

 

Tamburino - Fame? Conosco questa signora. Non mi lascia tranquillo un'ora. Si nasconde di sicuro nel mio tamburo. Ma un soldo, forse, ancora ce l'ho: ecco, prendi, te lo do.

 

 

 

Vecchina - Grazie! Mi basta e ne ho d'avanzo per la cena e per il pranzo. Ma per premiare il tuo buon cuore voglio renderti un favore: il tuo strumento sarà fatato e chi l'ascolta rimane incantato. Appena il tamburo comincia a rullare, chi lo sente dovrà ballare e fermarsi non potrà fin che il tamburo non tacerà.

 

Tamburino - Avessi avuto questa magia quando stavo in fanteria, a suon di ballo, e senza sparare, il nemico avrei fatto scappare. Ti ringrazio, cara nonnina...

 

La vecchina si allontana o sparisce,

chi sa. Ora c'è di nuovo soltanto il

tamburino che va per il bosco e ogni

tanto, se ha voglia di ballare, picchia

sul suo tamburo.

 

Voce - E il tamburino cammina, cammina... Sul far della sera incontra per strada di briganti una masnada.

 

Balzano fuori dai cespugli, dove

stavano in agguato, i briganti, con la

maschera nera sugli occhi, agitando i

loro tromboni (quelli per sparare,

non quelli per suonare).

 

Briganti - Mani in alto, signor tamburino! Fuori la borsa! Fuori il bottino!

 

Tamburino - Signori briganti, male cascate: le mie tasche sono bucate e i miei zecchini, a dire il vero, li ho seminati per il sentiero.

 

Briganti - Che malora!

 

           - Che disdetta!

 

           - Che sfortuna maledetta!

 

           - Ma ti rimane il tamburello: ci darai quello.

 

Tamburino - Volentieri ve lo darò. Ma prima a suonarlo v'insegnerò: altrimenti, che ve ne fate?

 

Briganti - Avanti, suona!

 

Tamburino - E voi...ballate!

 

Il tamburino picchia e picchia sul

tamburo e i briganti sono costretti a

ballare. Ma non per allegria...

 

Tamburino - Allora, vi piace il concertino?

 

Briganti - Maledetto tamburino!

 

Tamburino - Avanti, signori, un altro giretto!

 

Briganti - Tamburino maledetto!

 

Tamburino - Ballate, bricconi, saltate, ladroni, scegliete la dama, fate due inchini, questo è il valzer dei malandrini!

 

Briganti - Basta, basta, per pietà!

 

           - Siamo banditi di mezza età, abbiamo l'artrite, il soffio al cuore...

 

            - Lasciaci andare, per favore!

 

Tamburino - E allora...di corsa! Fuggite, sparite, mai più davanti mi comparite, altrimenti, ve lo giuro, vi seppellisco a suon di tamburo!

 

I briganti, terrorizzati, senza fiato, si

trascinano via come possono. Uno

perde il cappello. Un altro perde una

scarpa. Tutti hanno perso la testa. Il

tamburino ride e riprende il viaggio.

 

Voce - Il tamburino cammina e va e finalmente arriva in città. Sulla piazza del mercato trova un popolo addolorato...

 

Piangono donne, bambini, vecchi.

Sfilano soldati silenziosi, con passo

pesante. Il tamburino è sbalordito.

 

Tamburino - Signore, signori e buone genti, sento dei pianti, dei lamenti. Perché? Spiegatemi...

 

Vecchio - Bel forestiero, è un giorno triste, un giorno nero, perché il sovrano di questa terra i nostri figli manda alla guerra. Eccolo, giunge...

 

Tamburino - Chi, per favore?

 

Vecchio - Il nostro padrone, l'imperatore.

 

Tamburino (senza farsi sentire) - Tamburello, tamburello dammi il tuo aiuto e verrà il bello.

 

Imperatore - Sudditi miei, la guerra è una festa! Io marcerò alla vostra testa! presto, in riga!...Avanti per tre! Fate onore al vostro re! Un tamburino? Benone, perbacco: della marcia darai l'attacco.

 

Tamburino - Ai vostri ordini, Maestà!

 

Imperatore - Rulli il tamburo!

 

Tamburino - E rullerà!

 

Comincia a picchiare sul suo

tamburo e tutti cominciano a ballare:

l'imperatore, i cortigiani, i generali,

i capitani, i soldati, le donne,

i vecchi, i bambini, i cani e i gatti.

C'è chi balla ridendo e chi balla piangendo.

C'è chi protesta e chi grida evviva.

Insomma, c'è una bellissima confusione.

 

Imperatore - Che cos'è questo portento? Attentato! Tradimento! Aiuto, aiuto! Date una mano, tenete fermo il vostro sovrano.

 

Ciambellano - Maestà, la cosa è strana, anch'io sto ballando la furlana!

 

Generale - Maestà, la cosa è stramba, come ho imparato a ballare la samba?

 

Imperatore - Ma che fanno i miei soldati? Tutti arrestati! Tutti impiccati!

 

Popolo - Tamburino, suona il trescone, la furlana, il rigodone, suona la polka, la tarantella, suona la rumba, il cha-cha-cha, la pace è bella e vincerà!

 

Tamburino - Rulla tamburo fino a scoppiare: questa guerra non s'ha da fare!

 

Imperatore - Misericordia! Pace! Prometto! Mi dimetto! Vado in pensione!

 

Popolo - Bravo, benone! Vattene dunque con eleganza, a passo di danza!

 

E a passo di danza il re va in esilio.

Tutti continuano a ballare. Le

ragazze, una alla volta, dànno un bacio

al tamburino, che non smette di

suonare il ballo della pace. Poi

sposa la più intelligente. Siete tutti

invitati a mangiare la torta di gelato.

 

Fine

 

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